Apripista è stato probabilmente il Policlinico Gemelli di Roma, ancora prima che scoppiasse la pandemia. Il modello dell’assistenza sanitaria in Italia si sta evolvendo. Da una parte emerge la necessità di cure, nel territorio, che evitino o riducano al massimo il ricovero ospedaliero. Dall’altra cresce l’attenzione verso la qualità e l’aumento dell’aspettativa di vita di assistiti e caregiver. Per questo, a fronte di un rapido invecchiamento della popolazione, di un aumento dell’incidenza “Gemelli a Casa” si inserisce in questo contesto portando a casa del paziente le competenze di un’équipe multidisciplinare che vede operare al proprio interno diversi professionisti: infermieri, medici, fisioterapisti, operatori sanitari e della riabilitazione.
DAMMI UN’APP, TI DICO COME STAI
E’ la sanità flessibile, che conta sulle (quasi) infinite possibilità offerte dalla tecnologia. Le cure a casa sono praticabili nella misura in cui il controllo da remoto diventa normale. Non basta che il professionista venga a domicilio, ma serve che i dati biometrici del paziente siano costantemente monitorati, come sul letto di un ospedale. Ci sono elementi indossabili (dal braccialetto alla maglietta sensorizzata) che rilevano costantemente battito cardiaco, pressione sanguigna. L’Holter rischia di essere rapidamente messo in soffitta. Ma non solo. Ci sono app per il controllo del ritmo cardiaco, quella che valuta l’eventuale pericolosità dei nei, quella per la gestione del paziente diabetico e quella che indica il periodo fertile. Sono solo alcuni esempi di quella sanità del futuro già oggi utilizzata per lo svolgimento della professione medica.
Lo spiega Roberto Ascione, Ceo di Healthware Group, società che opera nella comunicazione e nella consulenza strategica nel settore della salute. Il contributo video di Ascione apriva la nuova rubrica della newsletter Enpam (l’ente previdenziale dei medici e odontoiatri) dedicata lo scorso mese di ottobre a “Tech2Doc”, la piattaforma pensata per favorire l’adozione dei nuovi strumenti digitali nella pratica clinica, medica e odontoiatrica.
MA IL MEDICO E’ TECNOLOGICO?
Il lockdown e il distanziamento sociale causati dal Covid hanno accelerato un processo che era in divenire, forzando l’adozione di nuove strategie di erogazione e accesso alle cure. Secondo gli studiosi dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, il processo di digitalizzazione del sistema sanitario è ancora frammentato e disomogeneo. Uno dei punti più critici sono le competenze digitali dei professionisti sanitari, oggi insufficienti per cavalcare i nuovi trend della rivoluzione tecnologica. Il 60% dei medici specialisti e dei medici di medicina generale (MMG) ha sufficienti competenze digitali di base, legate all’uso di strumenti digitali nella vita quotidiana, ma solo il 4% ha un livello soddisfacente in tutte le aree delle competenze digitali professionali.
LE RISORSE DEL PNRR
Il PNRR rappresenta una grande opportunità non solo per le risorse messe in campo – 7 miliardi per lo sviluppo di reti di prossimità, strutture e Telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale, e 8,63 miliardi per l’innovazione, la ricerca e la digitalizzazione del SSN – ma perché traccia gli obiettivi da perseguire per costruire la Sanità del futuro, dallo sviluppo di cultura e competenze digitali nei medici e nei cittadini a una migliore governance delle iniziative digitali e a una più diffusa collaborazione fra i vari attori del sistema sanitario.
La Telemedicina è entrata finalmente nell’agenda dei decisori politici, che hanno compreso quanto sia fondamentale per garantire la continuità di cure, anche a domicilio, e l’integrazione fra ospedale e territorio. L’accelerazione imposta dalla pandemia e dall’evoluzione normativa ha aumentato anche l’interesse e l’impiego di applicazioni di Telemedicina da parte dei medici. Se prima dell’emergenza il livello di utilizzo superava di poco il 10%, durante l’emergenza è triplicato, superando il 30% per molte applicazioni”.
I SERVIZI DI TELEMEDICINA
Il servizio di Telemedicina più utilizzato è il Tele-consulto con medici specialisti (lo usa il 47% degli specialisti e il 39% dei MMG), che attira anche l’interesse in prospettiva di 8 medici su 10.
Seguono la Tele-visita (39% degli specialisti e dei MMG) e il Tele-monitoraggio (28% specialisti e 43% MMG). Questi servizi sono ancora poco usati dai pazienti, non tanto per mancanza di interesse ma a causa di un’offerta ancora limitata.
Secondo i medici specialisti, le soluzioni di Telemedicina consentirebbero di organizzare da remoto circa il 20% delle visite di controllo ai pazienti cronici. Nel 2019 solo il 3% delle visite effettuate da medici specialisti con pazienti cronici si è svolto digitalmente. Considerando le stime dei medici specialisti sulle visite remotizzabili (20%) e i soli pazienti con patologie croniche (24 milioni in Italia), l’Osservatorio ha stimato che grazie al potenziamento dei servizi di Telemedicina sarebbe possibile risparmiare 48 milioni di ore a oggi sprecate in spostamenti evitabili, che sale a quota 66 milioni di ore se si considera che il 35% dei pazienti viene accompagnato dal medico da un caregiver.