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Una grande difficoltà è quella di riuscire a far mangiare più frutta e verdura ai bambini e una delle motivazioni potrebbe essere la velocità con cui si mangia a tavola. E’ il risultato che emerge da uno studio coordinato dal Max Planck Institute for Human Development di Berlino e pubblicato su Jama Network Open: i pasti più lunghi, anche solo di una decina di minuti, incentivano i bambini a mangiare più frutta e verdura senza diminuire il consumo degli altri alimenti.

Mangiare in famiglia: un momento formativo per i bambini

Un consumo basso di frutta e verdura aumenta il rischio di malattie croniche non trasmissibili. Nonostante questo in tutto il mondo i bambini mangiano molta meno verdura e frutta rispetto alla quantità consigliata. Per l’alimentazione dei bambini i pasti in famiglia sono fondamentali perché rappresentano circa i due terzi dell’apporto calorico giornaliero. Mangiare insieme, infatti, non è solo un’abitudine famigliare ma è anche un momento di apprendimento formativo che plasma le scelte alimentari dei bambini.

Analisi e studi svolti nel passato hanno spesso osservato che a pasti più lunghi corrispondesse una maggiore assunzione di cibo. Tuttavia molti di questi studi hanno elaborato i dati prendendo come riferimento occasioni sociali di sovrabbondanza (es. giornate festive) o una tempistica più lunga degli adulti rispetto ai bambini. Al contrario i pasti in famiglia rientrano in una routine quotidiana e, generalmente, contengono più cibi salutari rispetto ai pasti consumati fuori casa: questo può aumentare l’esposizione dei bambini a un potenziale consumo maggiore di cibi salutari (oltre a indurre i ragazzi a mangiare a un ritmo più lento, come consigliato dagli specialisti, aiutando la digestione, migliorando il senso di sazietà e riducendo il rischio di obesità).

Metodo di studio e risultati

Lo studio clinico ha coinvolto 50 coppie genitore-bambino. Ogni coppia è stata osservata nel contesto di due pasti identici nei contenuti ma diversi nella durata (ai partecipanti è stato servito un tipico pasto serale tedesco a base di fette di pane, salumi di formaggio, carne, pezzetti di frutta e verdura e infine un dessert). Nel primo pasto gli studiosi hanno comunicato alle coppie che avrebbero sparecchiato entro una certa ora (20 minuti, ma senza specificare il numero esatto), nel secondo il tempo è stato aumentato del 50% (10 minuti in più).

Dai risultati è emerso che l’aumento dei consumi di frutta e verdura è stato di circa 100 grammi in più nella condizione di durata del pasto più lunga rispetto a quella normale. Il consumo dei restanti cibi non differisce significativamente tra le due condizioni, ma nel caso del pasto più lungo i bambini hanno bevuto molto di più sia come millilitri d’acqua che come bevande alternative (a tavola erano state messe anche bibite gassate).

Abituare i bambini a mangiar bene potrebbe migliorare la salute pubblica

Lo studio clinico evidenzia come l’aumento dei pasti in famiglia di circa 10 minuti possa migliorare il comportamento alimentare dei bambini. I ricercatori suggeriscono alle famiglie di stabilire nuove routine con orari dei pasti più lunghi, tranquillità e presenza fissa di verdura a tavola. Il consiglio per instaurare nuove abitudini, compito non facile, è quello di scegliere un orario del pasto idoneo (sarebbe meglio evitare la colazione in quanto generalmente tutti di fretta), soddisfare le preferenze dei bambini (ad esempio mettere una musica di sottofondo scelta da loro), stabilire regole chiare e valide per tutti (ad esempio decidere un tempo minimo di permanenza a tavola).

I ricercatori spiegano che una porzione aggiuntiva giornaliera di frutta e verdura riduce il rischio di malattie cardiometaboliche del 6/7%. Una percentuale non indifferente che avrebbe impatto anche sulla salute pubblica prevenendo le malattie legate a un’alimentazione scorretta e l’aumento (come sta avvenendo oggi) di popopolazione affetta da patologie croniche.

La Redazione: le informazioni contenute in questa pagina non sostituiscono assolutamente il parere o le indicazioni di un medico, ma rappresentano una raccolta di dati da fonti selezionate. In caso di necessità è sempre consigliato contattare il proprio medico.

Copertina: foto di Isabella Dornbrach da Pixabay

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