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Il mondo del lavoro, specialmente quello di oggi, è spesso caratterizzato da ritmi frenetici e richieste elevate. Nessun settore ne è escluso: che si tratti del lavoro dinamico e talvolta fisicamente impegnativo in fabbrica, o delle responsabilità e delle scadenze pressanti negli uffici, i lavoratori di ogni comparto possono trovarsi a fronteggiare significative fonti di stress.

Comprendere il burnout: cosa dicono gli esperti

Per affrontare efficacemente un problema è fondamentale comprenderne la natura. Il burnout, spesso descritto come una sensazione di esaurimento e disinteresse verso il lavoro, è stato oggetto di studio da parte di importanti organizzazioni sanitarie.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce il burnout come una sindrome risultante da “stress cronico sul posto di lavoro”. È importante sottolineare che l’OMS classifica il burnout come un fenomeno occupazionale specificamente legato al contesto lavorativo, e non come una condizione medica a sé stante. Questa sindrome si manifesta attraverso tre dimensioni principali: una sensazione di esaurimento energetico, un aumento della distanza mentale dal proprio lavoro e una ridotta efficacia professionale.

L’Istituto Treccani evidenzia come l’OMS, con la sua classificazione, miri a fornire indicazioni per distinguere il burnout da altre forme di sofferenza psicologica come la depressione e l’ansia. Il fatto che venga riconosciuto come un “fenomeno occupazionale”, cioè come problema legato al mondo del lavoro, suggerisce l’importanza di considerare i fattori ambientali e lavorativi come causa del suo sviluppo.  

Le tre dimensioni del burnout: riconoscere i sintomi chiave

Il burnout si manifesta attraverso una combinazione di sintomi che interessano la sfera emotiva, la sfera mentale e la sfera comportamentale. Comprendere le tre dimensioni del burnout può aiutare a riconoscere i segnali in sé stessi o nei propri colleghi.

Esaurimento emotivo

Questa dimensione del burnout si manifesta sotto forma di una sensazione di vuoto e di mancanza di energia. Non si tratta semplicemente di sentirsi stanchi dopo una lunga giornata, ma di una profonda sensazione di svuotamento che può persistere nel tempo. Possono comparire sintomi di affaticamento cronico, sensazione di sopraffazione anche nello svolgere piccoli compiti e un’alta irritabilità. In più l’esaurimento emotivo può portare a problemi di sonno e a manifestazioni fisiche come mal di testa e disturbi gastrointestinali. Questa sensazione di profonda stanchezza emotiva è di solito il nucleo del burnout e influenza le altre due dimensioni.

Cinismo e depersonalizzazione

Il cinismo, o depersonalizzazione, si caratterizza per una risposta negativa o distaccata nei confronti del proprio lavoro, spesso accompagnata da un atteggiamento distante e cinico verso il lavoro stesso e verso i colleghi. Le persone che sperimentano questa dimensione possono diventare più irritabili, negative e tendere a isolarsi dal lavoro e dalle interazioni sociali sul luogo di lavoro.

Ridotta efficacia professionale

Questa terza dimensione del burnout si manifesta come un sentimento di ridotta produttività sul lavoro. Le persone colpite possono provare sentimenti di inadeguatezza, una diminuzione della motivazione e un senso di fallimento nel proprio compito e mansione. I lavoratori in questa fase possono sentirsi incompetenti e insoddisfatti dei propri risultati, sviluppando un senso di inutilità. Questa percezione di ridotta efficacia può innescare un circolo vizioso: la sensazione di non essere all’altezza può portare a un maggiore sforzo nel tentativo di compensare, contribuendo ulteriormente all’esaurimento e al cinismo.  

I segnali precoci da non ignorare

Riconoscere i segnali precoci del burnout è fondamentale per intervenire tempestivamente e prevenire un peggioramento della situazione. Molte volte questi segnali sono difficilmente percettibili e possono essere confusi con la normale stanchezza o da stress passeggero.

È importante prestare attenzione a cambiamenti nel proprio umore e comportamento, come un’aumentata irritabilità, difficoltà di concentrazione, alterazioni dei ritmi del sonno (che possono manifestarsi con insonnia o con un’eccessiva sonnolenza). Anche la comparsa di sintomi fisici come mal di testa frequenti, tensione muscolare (specialmente a livello del collo e delle spalle) e problemi digestivi possono essere indicatori precoci di stress eccessivo. A livello emotivo, si può notare un aumento dell’ansia, tristezza o una generale sensazione di malessere e insoddisfazione. Tra i campanelli d’allarme anche un calo della produttività, un aumento dell’assenteismo e una comunicazione meno frequente e più distaccata.

Foto di SEO Galaxy su Unsplash

Quali settori sono più rischiosi?

Come anticipato, non esiste un settore che si possa definire “sicuro” rispetto alla possibilità di sviluppare una sindrome legata al lavoro.

Ogni attività, compresa quella del settore metalmeccanico, con la sua varietà di ruoli e mansioni, presenta specifici fattori di rischio che possono contribuire allo sviluppo del burnout sia nei ruoli più “manuali” che tra gli impiegati d’ufficio.

Per gli “operai” il lavoro spesso implica turni, che possono portare a una alterazione dei ritmi circadiani. Le mansioni, poi, possono essere fisicamente impegnative, aumentando il rischio di stress fisico e infortuni. Inoltre, alcune attività possono essere monotone e ripetitive, riducendo il senso di coinvolgimento e di realizzazione personale. Anche per gli impiegati d’ufficio esistono specifici fattori di rischio: la pressione per rispettare scadenze strette e raggiungere obiettivi di produzione può generare un notevole stress mentale, e anche la necessità di prendere decisioni importanti può contribuire all’aumento della tensione. Non meno rischiose le lunghe ore di lavoro e la difficoltà nel separare la vita professionale da quella personale, soprattutto con la crescente connettività, che può sfociare in un esaurimento delle risorse fisiche e mentali. Il rapporto Censis-Eudaimon (febbraio 2025) ha descritto questa situazione come la “sindrome del corridoio”, in cui le ansie e i disagi lavorativi si riversano nella vita privata.

Sono presenti, ovviamente, anche fattori di rischio comuni che possono colpire le varie categorie di lavoratori: l’insicurezza lavorativa, la mancanza di riconoscimento per il lavoro svolto, un ambiente di lavoro negativo, una comunicazione inefficace, pratiche di gestione inadeguate e fattori ambientali organizzativi.

Prendere il controllo: strategie pratiche per superare il burnout

Superare il burnout richiede un approccio multiforme che coinvolge strategie di gestione dello stress, attenzione al riposo e al tempo libero, attività fisica e supporto sociale.

  • Tecniche di gestione dello stress: la mindfulness, la meditazione e gli esercizi di respirazione profonda possono aiutare a calmare la mente e a ridurre la tensione. Anche l’adozione di strategie di gestione del tempo può migliorare l’organizzazione del lavoro e ridurre la sensazione di essere sopraffatti. È importante imparare a stabilire obiettivi realistici e a dire di no a impegni eccessivi che possono aumentare il carico di lavoro e lo stress.
  • Importanza del riposo e del tempo libero: il riposo e il tempo libero sono essenziali per recuperare le energie fisiche e mentali e per allontanarsi dalle fonti di stress lavorativo. Dedicare tempo a hobby e attività piacevoli al di fuori del lavoro può aiutare a ricaricare le energie e a migliorare l’umore. È fondamentale programmare regolarmente delle pause durante la giornata lavorativa e assicurarsi di dormire a sufficienza durante la notte.
  • Attività fisica: l’attività fisica regolare ha un impatto positivo sulla riduzione dello stress e dei sintomi del burnout. L’esercizio fisico può migliorare l’umore, aumentare i livelli di energia e favorire un sonno di migliore qualità. È consigliabile trovare un’attività fisica che si adatti ai propri gusti e alle proprie capacità e integrarla regolarmente nella propria routine.  
  • Supporto sociale: il supporto sociale gioca un ruolo importante nel superare il burnout. Parlare con amici, familiari o colleghi di cui ci si fida, può offrire un grande sollievo emotivo e fornire un aiuto pratico. Anche la partecipazione a gruppi di supporto o a comunità con interessi simili può essere benefica. Studi pubblicati su PMC (National Center for Biotechnology Information) evidenziano il ruolo mediatore del supporto sociale nella relazione tra burnout e salute, sottolineando come avere una solida rete di supporto possa attenuare gli effetti negativi dello stress cronico.

Evitare il problema: prevenire il burnout prima che inizi

La prevenzione, come in altre cose, resta la principale risorsa per evitare di trovarsi in situazioni poco piacevoli.

A livello individuale è fondamentale riuscire a prendersi cura di sé, dedicando tempo ad attività che promuovano il benessere fisico e mentale (coltivare hobby, praticare tecniche di rilassamento, trascorrere tempo con i propri cari). È importante stabilire dei limiti chiari tra la vita lavorativa e quella personale, imparando a gestire il proprio tempo e a disconnettersi dal lavoro al di fuori dell’orario stabilito. Infine, sviluppare la resilienza, ovvero la capacità di affrontare e superare le difficoltà. Questo può includere l’apprendimento di strategie di problem-solving, il mantenimento di una prospettiva positiva e la capacità di imparare dagli errori.

Anche a livello organizzativo sarebbe importante riuscire a promuovere un ambiente di lavoro sano, caratterizzato da una comunicazione aperta, dal riconoscimento dei risultati e da opportunità di interazione sociale.

Immagine di copertina: foto di Anna Tarazevich from Pexels

La Redazione: le informazioni contenute in questa pagina non sostituiscono assolutamente il parere o le indicazioni di un medico o di un esperto, ma rappresentano una raccolta di dati da fonti selezionate. In caso di necessità è sempre consigliato contattare uno specialista.

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