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Si è svolto a Roma in occasione dell’Assemblea dei Delegati del Fondo Metasalute il seminario di approfondimento dal titolo “Sanità italiana tra presente e futuro. Il ruolo dei Fondi Sanitari Integrativi“. L’incontro, che ha visto la partecipazione di esponenti del mondo accademico e istituzionale, ha offerto un’analisi delle sfide e delle opportunità che il sistema sanitario italiano si trova ad affrontare, con particolare attenzione al ruolo che i Fondi Sanitari Integrativi possono ricoprire nel completamento e nell’integrazione dell’offerta sanitaria pubblica.

Federico Spandonaro, Professore presso l’Università di Tor Vergata e Presidente del Comitato Scientifico di C.R.E.A. Sanità, ha aperto i lavori del seminario illustrando lo stato e le prospettive della sanità in Italia, portando a supporto alcuni dati presentati nel 19° Rapporto Sanità. Il Professore ha evidenziato le criticità del sistema sanitario italiano, caratterizzato dall’invecchiamento della popolazione e da un’incidenza crescente delle malattie croniche. “Il dato preoccupante è che queste malattie non sono più legate esclusivamente a una popolazione in età avanzata – sottolinea Spandonaro – ma sono situazioni che anticipano sempre di più, già a partire dai 40 anni d’età“. Emerge dunque un tema di sostenibilità, che aldilà di ogni valutazione comporterà una scelta politica in termini di risorse da investire. In Italia vi è un sistema in cui la spesa sanitaria è ancora prevalentemente pubblica, mentre quella privata rimane prevalentemente out of pocket, al contrario di altri paesi dove la spesa intermediata è molto più alta. In relazione a questo, un secondo pilastro ben integrato potrebbe ricoprire un ruolo importante. Le criticità che emergono dal sistema sanitario nel suo complesso (in primis le liste d’attesa) hanno come risultato che gli italiani compensino attraverso la spesa privata, che infatti è aumentata negli ultimi anni. Il Professore ha concluso sostenendo che bisognerebbe effettivamente definire cosa sia integrativo e cosa no e su questa base prendere delle decisioni. Il tema è che non basta pensare di aumentare o diminuire le prestazioni, perché c’è un bisogno più ampio. La domanda è stratificata, non c’è un unico bisogno in base alla stessa esigenza clinica e questi fattori socioeconomici sono fondamentali per capire cosa effettivamente dare alle persone.

Segue Paolo De Angelis, Professore presso l’Università Sapienza di Roma, attuario per fondi sanitari, fondi di previdenza complementare e componente del CTS Metasalute, che ha focalizzato il suo intervento sui cambiamenti sociodemografici in atto e sul loro impatto sulla sostenibilità dei sistemi di welfare. È emerso che ci troviamo di fronte a un aumento progressivo della speranza di vita, e dunque di invecchiamento, ma anche a una diminuzione del tasso di natalità e del numero medio di figli per donna. La speranza di vita alla nascita in Italia, fonte Istat, è di 84 anni per le donne e 80 per gli uomini, ma questi dati non sono seguiti sempre da una vecchiaia in salute. Sempre da un’indagine Istat, infatti, emerge che aumentano le persone di oltre i 65 anni con difficoltà nelle attività di cura della persona e di attività domestiche. “Questi sono dati da tenere in considerazione anche in virtù della spesa pubblica per la non autosufficienza (LTC) – commenta De Angelis – che secondo un rapporto della Ragioneria Generale dello Stato è destinata a crescere in rapporto al Pil di circa due volte entro 50 anni”. Il cambiamento strutturale della popolazione con l’incremento del peso degli anziani e la diminuzione del peso dei giovani ha degli effetti non indifferenti sulla spesa pubblica per la sanità, ma anche sui sistemi di welfare: con l’incremento della possibilità di accadimento di eventi sulla salute, e l’aumento della percentuale di accadimento di eventi recanti lo stato di non autosufficienza, aumenta inevitabilmente sia il numero di prestazioni sanitarie da erogare che le rate di pensioni da pagare. Un quadro che deve far riflettere considerando che, secondo le proiezioni, nel 2053 la classe di età più numerosa sarà quella tra i 65 e gli 80 anni, a cui si aggiunge il calo della natalità. “Alla luce di questi dati è necessario interrogarsi su come intervenire – conclude De Angelis – il supporto dei Fondi Sanitari potrebbe essere importante per progettare nuove modalità per costruire una copertura per gli iscritti nel caso di non autosufficienza”. Secondo il Professore i Fondi Sanitari negoziali possono avere un ruolo cruciale, prevedendo una forma collettiva di copertura conservando il valore mutualistico ed erogando le prestazioni con un giusto mix tra rendite monetarie e offerta di servizi ben organizzati attraverso strutture e istituti convenzionati.

Interviene Marianna Cavazza, Professoressa e ricercatore OCPS – Cergas SDA Bocconi, che ha affrontato il tema di come si possono inquadrare i fondi sanitari nelle attuali componenti della sanità in Italia: nel perimetro del finanziamento privato ed erogazione pubblica ci sono delle aree come l’attività libero professionale intramuraria e programmi di prevenzione fuori dai LEA in cui si potrebbe esaminare l’impatto dei Fondi Sanitari. È stato poi approfondito lo stato dei lavori relativo al “Laboratorio sui Fondi Sanitari Integrativi” di Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali). Nell’ultimo anno il rapporto tra Fondi e Istituzioni ha avuto un primo concreto passo in avanti e in quest’ottica stanno emergendo opportunità di collaborazione e potenziali sinergie tra le articolazioni dei Servizi Sanitari Regionali, da una parte, e gli enti collettivi della sanità integrativa dall’altra. Il quadro normativo attuale è ancora complesso e frammentato, ed è necessario semplificare le norme e chiarire il ruolo dei Fondi Sanitari Integrativi per favorire l’integrazione con il SSN, in un quadro di salvaguardia della sanità pubblica e di rispetto dell’universalità del diritto alla salute, conclude Cavazza.

Si collega a questo discorso Giovanna Giannetti – Dirigente Medico Ufficio 2, Direzione Generale Programmazione Sanitaria, Ministero della Salute – che ha confermato la necessità di un confronto costruttivo tra Istituzioni e Fondi Sanitari Integrativi. Giannetti, in qualità di Coordinatrice del gruppo di lavoro sull’Osservatorio dei Fondi Sanitari Integrativi, ha illustrato il lavoro che sta svolgendo l’Osservatorio e ha sottolineato l’importanza di sviluppare un nomenclatore comune e di individuare le specifiche categorie degli assistiti dai Fondi. L’obiettivo è “parlare la stessa lingua”. La Dottoressa ha concluso confermando che negli ultimi dieci anni il ruolo di integrazione al SSN dei Fondi è lentamente cresciuto, grazie all’implementazione dei dati e al cruscotto sulle prestazioni, che ha permesso di rilevare in maniera più granulare le informazioni oggi disponibili, garantendo maggiore trasparenza sulle prestazioni erogate. Giannetti ha illustrato gli obiettivi futuri, che sono quindi quelli di definire e condividere un nomenclatore di riferimento, superare le criticità relative alla trasmissione di alcuni dati nel cruscotto, implementare le attività dell’Osservatorio in raccordo con gli altri Enti Istituzionali. Non ultimo, conclude Giannetti, incrementare le forme dirette di dialogo e di ascolto, in trasparenza, con i soggetti portatori di interessi.

Il seminario è terminato con le parole del Presidente di Metasalute Massimiliano Nobis: “Siamo soddisfatti per il successo dell’iniziativa avuto grazie ai contributi di alto profilo dei relatori. Mi auspico che il dialogo e il confronto tra tutti gli attori coinvolti possa proseguire in modo proficuo anche nel prossimo futuro. Individuare soluzioni concrete per migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria in Italia è necessario visto i cambiamenti negli equilibri sociali che le dinamiche demografiche stanno già determinando, calo delle natalità e aumento aspettativa di vita principalmente. Un sistema sanitario che nel rispetto dei principi di mutualità e solidarietà, su cui si basano gli stessi Fondi negoziali, dovrà continuare a garantire un adeguato accesso alle cure senza distinzioni. Il Fondo Metasalute, come più volte abbiamo ribadito, è pronto e disponibile nel dare un contributo attivo in questo percorso“, conclude il Presidente.

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